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Dieta Mediterranea per il tumore al seno
Stefania Bortolotti, N. 11 novembre 2012
Un’alimentazione sana ed equilibrata, accompagnata da un’adeguata attività fisica, non solo mette la paziente nella condizione di affrontare meglio i trattamenti, ma anche di ridurre il rischio di ricadute.
Afferma la dottoressa Cecilia Gavazzi, Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Terapia Nutrizionale della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano, dieta e attività fisica sono un connubio strategico: «esistono evidenze ampiamente riconosciute del fatto che uno stile di vita equilibrato, che preveda anche una sana alimentazione, può aiutare a prevenire l’insorgenza di alcune forme tumorali. Per chi è in trattamento oncologico essa è primariamente finalizzata a mantenere un buono stato nutrizionale, che consenta di effettuare le terapie riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità di vita. Quando si affronta la malattia oncologica – continua Gavazzi – è bene viziarci e coccolarci: ancor meglio se qualcuno prepara per noi, con fantasia e amore, pietanze appetitose. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che se il nutrimento equilibrato non si accompagna a un’attività fisica, magari anche limitata a una passeggiata nel verde, a un sonno adeguato e a una riduzione delle occasioni di stress, può perdere buona parte dei suoi benefici». Anche durante la chemioterapia, la paziente riscopre come "assaporare la vita", disponendo di tempo da dedicare ai piccoli piaceri quotidiani, allentando così lo stress psicologico causato dalla malattia.
Intervista a Cecilia Gavazzi, Responsabile S.S. Dipartimentale Terapia Nutrizionale, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano.
Qualità di vita per le donne con tumore al seno: la preziosa sinergia tra dieta mediterranea e attività fisica.
Dottoressa, può dirci quanto è importante una corretta alimentazione per una donna che deve affrontare un tumore al seno e perché?
«L’alimentazione è importante per tutti, ma con obiettivi diversi: se per la persona sana gioca un ruolo preventivo, e quindi sul lungo termine, per chi è in trattamento oncologico essa è connessa al tempo della cura ed è primariamente finalizzata a mantenere un buono stato nutrizionale, che consenta di effettuare le terapie oncologiche riducendo gli effetti collaterali e migliorando la qualità di vita. L’alimentazione, inoltre, non deve interferire con le terapie, per cui non esistono degli alimenti che, se presi in grandi quantità o eliminati, siano in grado di migliorare o peggiorare la propria condizione. I cibi devono essere sostanzialmente sani e in grado di favorire la funzione depurativa degli organi emuntori, cioè fegato, rene e intestino, che già sono "stressati" dal peso della chemioterapia, e garantirne il buon funzionamento, al fine di eliminare più rapidamente la tossicità dei farmaci. In questo senso frutta e verdura, in special modo le ombrellifere, come carote, finocchi, sedano, sono vegetali con proprietà depurative».
Spesso, a differenza delle altre forme tumorali, le donne affette da neoplasia mammaria possono andare incontro a un aumento di peso: come deve essere valutata questa evenienza e come affrontarla?
«Circa un 30% delle donne con tumore al seno perde peso e un 50% tende invece ad aumentare. Entrambi i problemi vanno tenuti in considerazione: la modificazione del peso corporeo, sia in aumento, sia in eccesso, è un fattore che deve essere sicuramente corretto. Una donna dovrebbe avere un Indice di Massa Corporea, il rapporto tra peso e altezza, tra 19 e 25; ma, soprattutto, ciò su cui va posta attenzione è il giusto rapporto tra massa grassa e massa magra. È dunque importante cercare di mantenere il proprio peso; se dovesse aumentare, l’attività fisica è fondamentale per ristabilirlo, al fine di mantenere la massa muscolare e scheletrica ed eventualmente perdere la massa grassa. Se non fosse possibile, è bene che la paziente si affidi a un medico nutrizionista che, confrontandosi direttamente con l’oncologo di riferimento, faccia un programma terapeutico ad hoc, evitando iniziative personali basate su rimedi empirici o su informazioni recepite dai media o da altre persone».
Chemio e radioterapia possono provocare un senso dinausea da cibo e alterazione del gusto: riguardo all’inappetenza che può subentrare nel corso delle terapie quali consigli potrebbe offrire alle donne che vivono tale problema?
«Recenti studi sperimentali negli animali ipotizzano che una drastica riduzione dell’alimentazione 48 ore prima della chemioterapia, potrebbe ridurne gli effetti collaterali. Tale risultato ha una sua logica: quando è sottoposto a terapia oncologica, il nostro corpo di fatto deve metabolizzare farmaci pesanti, per cui aggiungendo in quei giorni anche i cibi, finiamo per dare un ulteriore carico di lavoro agli organi deputati alla detossificazione e ai diversi processi metabolici. Non dovremmo dunque spaventarci se, ad esempio, una donna con tumore al seno, inserita in un programma terapeutico-nutrizionale con un indice di massa corporea indicativo di sovrappeso, per qualche giorno non si alimenta in modo adeguato. Tuttavia, il fabbisogno idrico deve essere sempre soddisfatto, nella misura di circa 30 cc per kg/peso, bevendo in modo frazionato nel corso della giornata. In caso di nausea, può essere utile frazionare l’assunzione di alimenti, utilizzando cibi secchi a base di carboidrati, per non tenere lo stomaco vuoto e peggiorare i sintomi di gastrite; inoltre, è bene evitare di cucinare e, ancor meno, di friggere cibi particolarmente grassi. È comunque importante che la donna non sviluppi troppa ansia rispetto alle sensazioni di nausea, continuando però a bere quanto è necessario, poiché, successivamente, avrà modo di recuperare quanto eventualmente è stato perso, assumendo, ovviamente, cibi che seguono i principi della sana dieta mediterranea».
E nel caso invece si manifestassero disturbi a carico della digestione e dell’intestino, quali sono gli alimenti che possono essere d’aiuto?
«Per quanto riguarda la diarrea, anche in questo caso bere è la prima cosa che si deve fare, assumendo anche di più del proprio fabbisogno idrico: il rene è un organo particolarmente sotto pressione durante la chemioterapia, per cui un’adeguata idratazione è fondamentale; inoltre, evitare latte e latticini e ridurre gli alimenti eccessivamente ricchi di fibre come leguminose e cereali integrali, preferendo minestre vegetali: la nostra sana minestra di riso con carote e patate ha un razionale, tra l’altro studiato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ovviamente, se la diarrea persiste nel tempo, può comportare degli squilibri elettrolitici e deve essere sottoposta al controllo del medico. Anche nel caso contrario, ovvero la stipsi, il primo accorgimento è bere in maniera adeguata; va poi aumentato in modo graduale il consumo di alimenti ricchi di fibre ed evitato, nei limiti del possibile, l’uso di lassativi, preferendo ai presidi farmaceutici o sciroppi di fichi o di prugne, ma anche centrifugati di frutta e verdure, che potenziano la capacità di questi alimenti di stimolare la funzionalità intestinale senza apportare quelle fibre che possono, in alcuni casi, dare disturbi. Nel caso di mucositi, va ricordato che sono da evitare i cibi a base di alimenti acidi: per cui non consumare tutto ciò che contiene acido citrico, come agrumi, pomodori, ma anche molti cibi conservati e privilegiare un brodo vegetale, semmai con crema di riso».
Dottoressa, un’ultima domanda: quali sono le scelte alimentari e lo stile di vita che possono invece aiutare a prevenire l’insorgenza di neoplasie mammarie?
«Esistono evidenze ampiamente riconosciute sul fatto che uno stile di vita equilibrato, che preveda anche una sana alimentazione, può aiutare a prevenire l’insorgenza di alcune forme tumorali. Le regole del World Cancer Research Found sono infatti universalmente riconosciute e valgono non solo per l’aspetto oncologico, ma anche sotto il profilo cardiovascolare: mantenere l’indice di massa corporea nei limiti della norma, fare una regolare attività fisica, evitare l’assunzione di bevande zuccherate e di cibi ad alta densità calorica in modo continuativo, limitare il consumo di carne rossa e alcolici e cercare di assumere almeno 4-5 porzioni di frutta e verdura al giorno».
Il tumore della mammella
Cos’è il tumore della mammella?
Il tumore della mammella è caratterizzato dalla crescita non controllata di cellule anomale nelle ghiandole dove avviene la produzione del latte o nei dotti che portano il latte ai capezzoli. Per tumore al seno in stadio iniziale ci si riferisce al cancro confinato nel tessuto adiposo del seno. Il tumore si può in seguito estendere ai tessuti sottostanti della parete toracica (definito localmente avanzato) e quindi ad altre parti del corpo (definita malattia metastatica).
Prevalenza
- In tutto il mondo, il tumore della mammella è la causa principale dei decessi per cancro nelle donne e ogni anno vengono diagnosticati più di un milione di nuovi casi.
- Oltre 500.000 donne muoiono ogni anno in tutto il mondo a causa di questa malattia.
- Il tumore al seno è il secondo tumore femminile più diffuso, si stima che circa una donna su otto sviluppa il tumore al seno durante la sua vita.
- Solo il 35% delle donne con tumore al seno in stadio avanzato sopravvive più di 5 anni dopo la diagnosi.
Fattori di rischio
Età: la maggior parte dei casi di tumore della mammella viene diagnosticata in donne di età superiore a 50 anni.
- Storia personale o familiare di tumore della mammella. > Storia di precedenti disturbi benigni alla mammella.
- Una prima gravidanza in età avanzata.
- Esposizione prolungata agli ormoni, per esempio, ciclo mestruale lungo o uso della terapia ormonale sostitutiva dopo la menopausa.
- Stile di vita, fra cui sovrappeso o obesità dopo la menopausa, inattività fisica, una dieta ricca di grassi e un elevato consumo di alcol.
Sintomi
Il tumore della mammella in stadio iniziale spesso si presenta senza sintomi. Per questo, a un terzo delle donne viene diagnosticato un tumore al seno in stadio già avanzato, quando la malattia ha già una prognosi negativa. Tuttavia, i sintomi di questa malattia comprendono:
- Un nodulo duro che si sviluppa nel seno o sotto l’ascella – normalmente indolore e che si presenta da un lato solo.
- Un cambiamento nella dimensione o nella forma della mammella.
- Cambiamenti della pelle, come fossette, increspature o arrossamenti.
- cambiamenti nel capezzolo, come secrezioni di sostanze insolite o sfoghi nell’area circostante il capezzolo.
I trattamenti del tumore della mammella
Le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il tumore della mammella includono la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, le terapie ormonali e biologiche. La scelta dell’opzione terapeutica dipende dalle condizioni cliniche della paziente e dallo stadio in cui il tumore viene diagnosticato. Queste opzioni terapeutiche si possono usare da sole o in combinazione, in base allo stadio di avanzamento della malattia.
- Chirurgia (nodulectomia o mastectomia): è l’opzione terapeutica principale per le pazienti il cui tumore non si è ancora diffuso ad altre parti del corpo (ad esempio alla parete toracica o ai polmoni) e si può attuare in combinazione con la radioterapia o la chemioterapia. La chirurgia può essere inoltre un’opzione per le pazienti con cancro diffuso in altre parti del corpo.
- Radioterapia: la terapia con radiazioni, o radioterapia, è spesso usata in combinazione con la chirurgia e la chemioterapia per ridurre la possibilità che il tumore recidivi. Questo tipo di terapia (ad esempio dopo l’intervento chirurgico) è spesso definita terapia adiuvante. La radioterapia può essere eseguita anche in combinazione con la chemioterapia, prima dell’intervento chirurgico (terapia neoadiuvante), per rimpicciolire il tumore, migliorando così il risultato dell’intervento chirurgico. Infine, può essere utilizzata nelle pazienti con cancro alla mammella metastatico in stadio avanzato, per alleviare i sintomi.
- Chemioterapia: la chemioterapia può essere somministrata prima della chirurgia con l’obiettivo di ridurre le dimensioni del tumore, in modo da non rendere l’intervento chirurgico molto esteso. Può essere somministrata anche dopo l’intervento chirurgico per ridurre la probabilità che il tumore recidivi. Quando il cancro si è diffuso in altre parti del corpo, la chemioterapia può essere utilizzata per ridurre i sintomi, migliorare la qualità di vita e prolungare il più possibile la sopravvivenza. I farmaci chemioterapici possono essere somministrati per via endovenosa (direttamente nel sangue) o per via orale.
- Terapia ormonale: i trattamenti che bloccano o inibiscono l’azione degli ormoni (come gli estrogeni e il progesterone) sono spesso utilizzati nella cura delle pazienti con tumore della mammella che sono idonee a questo tipo di trattamento.
- Terapia biologica: un approccio relativamente nuovo al trattamento del cancro; le terapie biologiche (definite anche terapie mirate) sono rivolte contro vie che controllano la crescita e la diffusione del cancro, modulando specifici processi molecolari e cellulari che partecipano allo sviluppo e alla progressione della malattia. La terapia biologica può includere gli anticorpi monoclonali, i vaccini e le terapie genetiche. Poiché le terapie biologiche sono mirate ai processi specifici del cancro, si differenziano notevolmente da altri tipi di terapie (come la chemioterapia o la radioterapia). Attualmente esistono diverse terapie biologiche per la cura del tumore della mammella. Vengono somministrate come monoterapia, o in combinazione con altri trattamenti in varie fasi di avanzamento della malattia (in base alle loro indicazioni approvate).
Il ricettario
Lo chef Alessandro Circiello, uno dei più apprezzati e geniali gourmet italiani, insieme a nutrizionisti ed oncologi, ha messo a punto il ricettario "Assapora la Vita" pensato per aiutare le donne con tumore al seno, basato su alimenti che migliorano la risposta alle terapie e aiutano a prevenire i tumori. Una selezione delle ricette contenute nel volume e alcuni video che ne illustrano le fasi della preparazione sono disponibili online su: www.assaporalavita.it Ecco qualche ricetta:
Calamari farciti di verdurine
Ingredienti per 4 persone:
- 8 calamari;
- 2 zucchine;
- 4 pomodori ramati;
- 2 carote;
- 1 spicchio d’aglio;
- 2 cucchiai di frutti del cappero;
- 3 fette di pane in cassetta;
- 4 cucchiai di olio extra vergine d’oliva;
- 2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate;
- Sale, origano, basilico quanto basta.
Tempo di preparazione: 30 minuti.
Difficoltà: media.
Il consiglio dello chef: prestare attenzione alla cottura dei calamari per evitare che cuociano troppo e cambino di consistenza.
Preparazione
Eliminare l’interno del calamaro e preparare la farcitura: passare al cutter il pane, a parte tagliare a cubetti la carota, la zucchina, i pomodori, spadellare con olio e aglio, partendo dalle carote, poi le zucchine e infine i pomodori. A cottura ultimata, unire in una ciotola il cappero, le olive e l’origano e regolare di sapore. Farcire il calamaro con l’aiuto di una sacca, chiudere con uno stuzzicadenti e incidere leggermente il calamaro dalla parte esterna, in modo che in cottura abbia una forma a tartaruga. Dorare il calamaro in padella con olio. Riservatelo e scaloppatelo. A parte frullare il basilico con olio e ghiaccio, in modo di contornare il calamaro con questa emulsione a freddo.
Il parere del nutrizionista
Il calamaro è un’ottima fonte di proteine, calcio, vitamina A e B1 a basso tenore calorico. All’aglio vengono attribuite proprietà terapeutiche come antisettico, antipertensivo, fluidificante, antibatterico. L’inconfondibile aroma dell’aglio si deve alla presenza di una sostanza, l’alliina, che, una volta tagliato lo spicchio, si trasforma in allicina emanando il caratteristico odore pungente. È ricco di potassio.
Crostata di crema di riso e miele
Ingredienti per 4 persone:
Per la frolla:
- 200 gr. di farina di riso;
- 50 gr. di fiocchi di mais;
- 2 uova;
- 150 gr. di burro;
- 80 gr. di zucchero di canna.
Per la crema pasticcera al riso:
- 250 gr. di latte di riso;
- 60 gr. di tuorlo d’uovo;
- 80 gr. di malto di riso;
- 20 gr. di amido di riso;
- 1 bacca di vaniglia.
Per la composizione:
- mele smith quanto basta;
- menta fresca quanto basta.
Tempo di preparazione: 80 minuti.
Difficoltà: media.
Il consiglio dello chef: una valida alternativa è quella di utilizzare prodotti gluten free per gli intolleranti al glutine.
Preparazione
Per la frolla: impastare le uova con burro e zucchero, unire la farina di riso e i fiocchi di mais ridotti a polvere e far risposare alcuni minuti nella pellicola in frigo. Cuocere in apposito stampo per tortiera in forno a 170°C per 20 minuti. Per la crema: portare a bollore il latte di riso con la vaniglia, estrarre le perle dal baccello di vaniglia, versare in un recipiente dove sono stati miscelati i tuorli con il malto di riso e l’amido. Portare di nuovo sul fuoco frustando continuamente fino a densità della crema e poi far raffreddare.
Composizione: versare nella base del disco di frolla la crema, unire le mele tagliate a piccoli spicchi e ultimare con foglie di menta.
Il parere del nutrizionista
Il latte di riso è una bevanda naturale usata, in particolare, dalle persone che non tollerano il comune latte vaccino, ma che non vogliono rinunciare al gusto di una sana colazione. Il latte di riso è privo di colesterolo, di grassi animali, di glutine e di lattosio ed è addizionato di calcio e vitamina D. Non va riscaldato a lungo, ma solo intiepidito.
Indirizzi utili
FONDAZIONE I.R.C.C.S. ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI
Via Venezian, 1 - 20133 Milano
Prenotazioni/informazioni: 02.23902541 – 02.23904000
Centralino: 02.23901
www.istitutotumori.mi.it
Dipartimento Terapia Nutrizionale Dott.ssa Cecilia Gavazzi
cecilia.gavazzi@istitutotumori.mi.it
Tel. 02.23902963
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