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Un'aspirina previene il tumore?
Minnie Luongo, N. 11 novembre 2012
Prevenzione Tumori ne aveva accennato prontamente nel numero di agosto/settembre: tre nuovi e importanti studi hanno dimostrato l’effetto protettivo e potenzialmente terapeutico contro il cancro legato all’assunzione di basse dosi quotidiane di acido acetilsalicico, noto comunemente come aspirina. Abbiamo voluto approfondire qui l’argomento con il professor Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell’Istituto Auxologico Italiano, che figura tra gli autori di uno dei tre studi pubblicati dalla prestigiosa rivista The Lancet.
Gli studi
Tre sono gli studi, pubblicati recentemente su Lancet e Lancet Oncology ( www.thelancet.com ), che attribuiscono all’assunzione giornaliera in piccole dosi dell’antiinfiammatorio per eccellenza, l’acido acetilsalicilico, la capacità non solo di prevenire tumori, ma anche di diminuire il rischio di andare incontro a metastasi. Notevole l’apporto del nostro Paese: infatti, in una delle pubblicazioni dal titolo "Short-term effects of daily aspirin on cancer incidence, mortality, and non-vascular death: analysis of the time course of risks and benefits in 51 randomised controlled trials", c’è anche la partecipazione dell’Istituto Auxologico Italiano (IAI) e del Mario Negri. Le tre ricerche condotte dagli studiosi della Oxford University – tra cui Pether Rothwell, coautore di tutti gli studi – da un lato entusiasmano, dall’altro raccomandano cautela e ulteriori conferme sui dati ottenuti.
- Nel primo dei tre articoli viene illustrata l’analisi dei risultati di 51 trial diversi, che complessivamente hanno coinvolto più di 77mila pazienti. I dati ottenuti mostrano che, somministrando ogni giorno piccole dosi di acido acetilsalicilico (una quantità compresa tra i 75 e i 300 mg), il rischio di sviluppare tumori è ridotto di un quarto, scendendo da 12 casi ogni mille pazienti a 9. Nel dettaglio, la percentuale scende del 25% nelle donne, e del 23% negli uomini. Sorprendentemente, inoltre, si è visto che nel tempo tale rischio cala ulteriormente, passando da una riduzione del 15% entro i primi cinque anni, per arrivare ad una diminuzione del 37% oltre questo termine.
- Nel secondo articolo pubblicato, sono stati analizzati i dati estrapolati dai risultati di cinque grandi trial randomizzati, condotti su un campione di 17.285 pazienti inglesi. I risultati mostrano che l’assunzione giornaliera del farmaco fa sì che la possibilità di generare metastasi tumorali per un periodo di sei anni scende del 36%, e diventa addirittura del 46% in caso di adenocarcinoma. Ciò significa che, in media, ogni cinque pazienti trattati con aspirina, in un soggetto viene impedito lo sviluppo di cancro metastatico, grazie al farmaco. Il meccanismo d’azione in grado di rallentare lo sviluppo di metastasi, secondo i ricercatori, potrebbe essere associato proprio all’azione della molecola sulle piastrine, considerate il veicolo di distribuzione del cancro all’interno dell’organismo. Anche se, nonostante i risultati incoraggianti, molti esperti esprimono dubbi e perplessità circa l’assunzione giornaliera del medicinale, attribuendo al farmaco effetti più dannosi che benefici. Insomma, la prudenza non è mai troppa quando si parla di tumori…
Alberto Zanchetti, prima di rispondere alle nostre domande, riassume così la sua posizione: «Fino ad oggi noi specialisti cardiovascolari abbiamo suggerito prudenzialmente l’uso dell’aspirina in soggetti con basso rischio cardio-vascolare, laddove il modesto rischio cardio-vascolare è pareggiato da un modesto rischio di andare incontro ad una emorragia gastro-enterica. Ma, davanti a questi dati, forse noi medici dovremmo essere meno cauti nel consigliare l’uso dell’aspirina a basso dosaggio anche nella prevenzione del cancro». Nel commentare i risultati, aggiunge: «Ovviamente, trattandosi di uno studio di metanalisi, pur condotto con tutte le accortezze e i crismi del caso da più centri di ricerca qualificati, sarebbe opportuno procedere ora con uno studio più specifico e approfondito, focalizzato su aspirina & cancro. E i risultati che abbiamo pubblicato invogliano fortemente a intraprenderlo».
E veniamo a domande specifiche:
Professore, com’è cambiato l’approccio all’utilizzo della cardioaspirina, in relazione ai dati emersi dallo studio di recente apparso su Lancet?
«Lo studio che abbiamo recentemente pubblicato su Lancet è una nuova analisi di studi che avevamo compiuto anni fa per valutare gli effetti dell’aspirina nella prevenzione primaria degli accidenti cardiovascolari. Le nuove analisi confermano e ampliano i dati preliminari di altri studi, mostrando che l’aspirina riduce non solo la mortalità da tumori gastrointestinali (che potrebbe essere solo la conseguenza di una diagnosi più precoce, dovuta al sanguinamento), ma anche la mortalità da altri tumori e, soprattutto, la comparsa di nuovi tumori di diversi organi, cioè l’aspirina eserciterebbe una vera e propria azione preventiva. I dati sono indiretti, tuttavia importanti, per il numero di pazienti e di casi esaminati, e invitano ad uno studio più specifico, che possa validare e dare forti indicazioni all’utilizzo dell’aspirina anche in campo oncologico. Vantaggio che supererebbe ampiamente il rischio di sanguinamento che la cardioaspirina presenta, anche perché il rischio di sanguinamento tende ad esaurirsi dopo alcuni ani, mentre l’effetto sui tumori sembra aumentare con il passare del tempo».
Benché la cardioaspirina sia un farmaco a basso costo, quanto è giustificabile un aumento della prevenzione in un mondo con sempre meno risorse?
«L’aspetto da considerare non è il costo effettivo del farmaco, bensì il rapporto rischio-beneficio che – nel caso la cardioaspirina confermasse i benefici nella prevenzione dei tumori oltre che degli accidenti cardiovascolari – sarebbe molto elevato. In tema di prevenzione, la reale efficacia di un trattamento va valutata a lungo termine – nell’arco di 15 anni -, tenendo in considerazione le ricadute sulla produttività presente e passata del paziente, sui costi sanitari e sulla spesa pubblica. Letta in questa ottica, pertanto, la prevenzione rappresenta senz’altro un investimento a basso costo».
Qual è la principale indicazione per lo specialista ed il medico di medicina generale, emersa dallo studio?
«Ritengo che sia lo specialista sia il medico di medicina generale, nella valutazione dei pro e dei contro del trattamento con cardioaspirina, debbano tenere in considerazione il valore aggiunto di un possibile beneficio anche nella prevenzione di patologie oncologiche. Una modalità di approccio che, unita ad una corretta informazione, è utile per responsabilizzare meglio sia il medico alla prescrizione della terapia, sia il paziente alla costante continuità nel trattamento».
Esiste un’indicazione della cardioaspirina, oltre che nella prevenzione di tumori, soprattutto del colon-retto, anche per le metastasi?
«Al momento non esiste ancora alcuna evidenza scientifica che la cardioaspirina possa essere efficace nel trattamento delle metastasi, in cui, per natura e per complessità, la regressione è più difficile. Anche in questo caso, saranno utili studi che possano confermare tale indicazione. Invece, sono stati registrati benefici sull’incidenza di nuovi tumori: più consistenti su quelli del colon retto, e su alcuni tumori femminili, quali mammella, utero, ovaio. Responsivi al trattamento, infine, si sono dimostrati anche alcuni tumori endocrini e i tumori della prostata».
L’acido acetilsalicilico
L'acido acetilsalicilico o ASA, conosciuto con l'italianizzazione aspirina del suo primo nome commerciale tedesco di larga diffusione, è un farmaco antiinfiammatorio non-steroideo (FANS) della famiglia dei salicilati. Puro, a temperatura ambiente, si presenta come un solido dai cristalli incolori; poco solubile in acqua (3 g/l), molto solubile in etanolo. Il composto trova impiego da solo, o associato ad altri principi e a moderatori degli effetti collaterali come:
- analgesico per dolori lievi;
- antipiretico (per ridurre la febbre);
- antiinfiammatorio.
Ha, inoltre, un effetto antiaggregante e fluidificante sul sangue: ecco perché il suo uso a piccole dosi aiuta a prevenire a lungo termine gli attacchi cardiaci. Il nome "Aspirin" è stato inizialmente un marchio commerciale coniato dalla Bayer, ma in diverse lingue è diventato presto il termine generico per indicare l'acido acetilsalicilico, indipendentemente dalla perdita legale della capacità distintiva necessaria alla sua validità come marchio di commercio.
Aspirina, Cardioaspirina, Aspirinetta
Il principio attivo, ossia l’acido acetilsalicilico, è sempre lo stesso, ma cambia il dosaggio e la formulazione nelle tre diverse confezioni presenti nelle farmacie. In particolare, nella Cardioaspinina la formulazione del farmaco è in associazione con un rivestimento gastro-protettivo per limitare eventuali sanguinamenti dello stomaco riferibili a fenomeni ipersecretivi, fino all’ulcera. Oggi tuttavia i medici propendono, per quei pazienti che sono costretti ad assumere il farmaco a vita e che, magari, presentano una certa positività nei confronti delle malattie gastriche, anche eventuali farmaci gastroprotettori da prendersi a cicli, al fine si scongiurare proprio i rischi al digerente. L’aspirina, che si può trovare sotto forma di compresse, bustine, fiale intramuscolo o endovena a dosaggi da 500 mg fino ad un grammo (quest’ultimo anche in formulazione in fiale) è utilizzato non più nella prevenzione del rischio cardiovascolare, ma per intervenire su fatti acuti e dunque, anche, come analgesico, specie quando viene somministrato in vena, in associazione con altri farmaci o direttamente in flebo. Ove previsto dai protocolli terapeutici, viene usato per contrastare l’azione di eventuali trombi, e dunque nei trattamenti d’urgenza quale farmaco capace di evitare l’aggregazione piastrinica con tutti i rischi correlati al trattamento, sempre attentamente valutati dai medici e, per questo, per lo più somministrato in ambiente sanitariamente attrezzato.
Si fa presto a dire aspirina …
Il termine "aspirina" è conosciuto ovunque, tanto da meritarsi (nel 2005) un libro di oltre 300 pagine intitolato Aspirina. L’incredibile storia della pillola più famosa del mondo, a firma di Jeffreys Diarmuid (ed. Donzelli). Nella presentazione del volume si chiede il nostro Luciano Sterpellone, medico esperto come pochi nella storia della medicina: può una stessa pillola tenere a bada il raffreddore, mandare a picco la colonnina di mercurio del termometro, placare i dolori reumatici, prevenire gli attacchi cardiaci e persino alcuni tipi di cancro? Risposta secca: l’aspirina sì. Illustra Sterpellone: «In queste pagine l'indagine si sviluppa "a tutto campo" ; si ricostruisce cioè l'intera storia di una sostanza prodigiosa, che partendo dai primi incerti usi nell'antico Egitto si è imposta col tempo nella nostra pratica quotidiana».
L’aspirina, infatti, non è apparsa dal nulla. Nel 1862 nella Valle dei Re (in Egitto) Edwin Smith, un mercante di antichità, acquista da due tombaroli per 12 sterline due rotoli di papiri antichi datati 1534 a.C. Erano 110 pagine di un trattato di medicina (si trovano alla New York Historical Society) contenente rimedi naturali. In particolare, una pianta era studiata in maniera sistematica: il tyeret ovvero il salice (albero di luoghi umidi) che assieme ai fichi, alla birra e ai datteri era un trattamento "che consente al cuore di ricevere alimento". Intanto a Londra, nel giugno dello stesso anno, in occasione dell’Esposizione internazionale dei prodotti della rivoluzione industriale, la fabbrica tedesca di coloranti Friedrich Bayer & Company era alla ricerca di scoperte, scienziati e nuovi settori commerciali. E s’iniziano a produrre farmaci. Assumono il chimico tedesco Carl Duisberg che, assieme a Felix Hoffman, Arthur Eichengrun e Heinrich Dreser, ricava dal salice il rimedio delle meraviglie: l’aspirina per raffreddori, cefalea, reumatismi, mal di denti. Introdotta nel mercato, arriva la concorrenza e la guerra dei messaggi promozionali. Nel 1931 in Italia parte lo spot pubblicitario: "Anche di fronte alla magnificenza della natura non potremo trovare gioia se un qualsiasi dolore ci affligge". "La Vera Aspirina" restava comunque la Bayer, che riunì in un cartello industriale la produzione farmaceutica. Oggi nel mondo si producono, ogni anno, più di 50 miliardi di pillole per 14 miliardi di dollari. Al punto che il noto filosofo spagnolo José Ortega y Gasset ha definito la nostra "l’era dell’aspirina".
Effetti collaterali
Come tutti i farmaci, anche l’aspirina può non essere tollerata da alcuni pazienti. Gli effetti collaterali più indesiderati – specialmente ad alti dosaggi per assunzione a stomaco vuoto – riguardano il tratto gastro-intestinale, dove si possono avere ulcere ed emorragie. Il meccanismo di azione coinvolge la riduzione della sintesi di sostanze che proteggono la mucosa gastrica. Per ridurre tali effetti, spesso vengono aggiunti composti di natura basica, o ad "effetto tampone", nonché associati a farmaci ad effetto gastro-protettivo o/e inibitori della pompa idrogenionica cellulare, o simili inibitori della secrezione cloridrica. Un altro effetto collaterale sgradito, dovuto proprio alle proprietà antiaggreganti, è l'aumento della perdita di sangue nelle donne durante le mestruazioni e il rischio di emorragia critica perioperatoria. Pertanto, evitare l’aspirina in corso di dolori mestruali è sempre consigliabile, proprio per evitare un flusso ematico mestruale maggiormente copioso determinato dall’assunzione del farmaco. Per i dolori mestruali: meglio rivolgersi a Fans che non detengano le stesse proprietà terapeutiche dell’aspirina.
Indirizzi utili
FONDAZIONE ISTITUTO AUXOLOGICO ITALIANO
Via Ariosto, 13 20145 Milano
Tel. 02.619111
www.auxologico.it
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