Esegui una ricerca

Informativa privacy

Per un mondo senza tabacco torna la tredicesima “NO TABACCO DAY”

Minnie Luongo, N. 8/9 agosto/settembre 2013

Se fino ad oggi pensavamo che, almeno in spiaggia, l’aria fosse pulita, dobbiamo rivedere quest’opinione: neppure al mare è possibile disintossicarsi se abbiamo vicino un fumatore. Un esperimento eseguito da ricercatori dell’Istituto dei Tumori di Milano sulla spiaggia di Vada (Livorno), infatti, ha mostrato come il fumo di due sigarette a cinque metri di distanza può arrivare a produrre picchi di idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) fino a sette volte maggiori dei valori di base, e più che doppi di quelli misurati in piazza Grande, a Livorno, la sera all’ora di punta.

31 maggio: giornata internazionale senza tabacco
L’esperimento riferito sopra è stato eseguito l’estate scorsa ed è stato reso noto lo scorso 31 maggio, presso l’Istitito dei Tumori di Milano, arricchito di un’esaustiva proiezione nell’aula magna dell’Istituto, davanti a circa 300 studenti di scuole medie lombarde. Nel corso dell’’iniziativa d’informazione, in occasione della “Giornata Mondiale Senza Tabacco” – a cui Prevenzione Tumori non poteva mancare-, animata dalle Jene televisive, sono intervenuti testimonial come Caterina Caselli, cantante e manager nel settore musicale, oltre ai comici e ben noti imitatori televisivi Ubaldo Pantani e Virginia Raffaele.
In particolare, i valori di Ipa misurati in spiaggia, sottovento, hanno raggiunto a 5 metri di distanza dalla sorgente di due sigarette: una media (misurata in 1 minuto) di 6.000 nanogrammi per metro cubo. La stessa misurazione, in piazza Grande a Livorno, è stata di 2.700 nanogrammi.
«Gli idrocarburi policiclici aromatici – precisa il dottor Roberto Boffi, responsabile del Centro Antifumo dell’Istituto dei Tumori milanese – costituiscono alcune fra le sostanze più tossiche generate dalla combustione del tabacco. Questo esperimento dimostra che, oltre al problema ambientale causato dai mozziconi di sigaretta, che impiegano un anno per degradarsi, fumare in spiaggia pone un problema di salute legato al fumo passivo».
Anche nel giardino dell’Istituto, quindi, è stato condotto un esperimento di simulazione in diretta: due ragazze sono state fatte sedere una accanto all’altra sotto un ombrellone, mentre al viso di una di loro é stato avvicinato un rilevatore. Quando la compagna ha acceso una sigaretta, sono stati registrati, rispetto a una base ambientale di 2.000 nanogrammi per metro cubo, picchi istantanei di 400mila.
Nella mattinata è intervenuto Pasqualino Codognotto, sindaco di Bibione (Venezia) che vanta la seconda spiaggia italiana (dopo Rimini/Riccione) per numero di presenze estive (6 milioni) e che è stata anche la prima località balneare italiana ad aver previsto spiagge col divieto di fumo. Sempre nel corso della mattina, infine, è stato ricordato Giovanni Invernizzi, ricercatore scomparso lo scorso 1° aprile, tra gli ideatori del Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e importante riferimento tra tutti i medici di famiglia come responsabile dell’area pneumologica della Società Italiana di Medicina Generale.

La pericolosità del fumo passivo
«Il fumatore inquina. Magari suo malgrado, ma inquina – premette il dottor Roberto Boffi -: questo concetto, anche se può dare fastidio, deve comunque passare».
In realtà, che il tabacco facesse male alla salute – e molto-, causando il cancro in moltissimi casi, l’industria del tabacco lo sapeva già dagli anni Cinquanta, ma è riuscita a tenerlo nascosto per almeno 20 anni.

«È stato dimostrato – entra nello specifico Boffi – che, oltre al problema ambientale causato dai mozziconi di sigaretta, fumare in spiaggia pone un problema di salute legato al fumo passivo. Ecco il motivo per cui, in generale, diventa sempre più urgente pensare a nuovi spazi smoke free per i cittadini, anche nell’interesse degli stessi fumatori».
Tra i temi affrontati ha avuto grande spazio quello dell’importanza, all’interno della scuola, della prevenzione tra i ragazzi e, in proposito, è stata illustrata un’indagine realizzata dalla Cochrane Collaboration: un progetto non profit di respiro internazionale, nato con lo scopo di raccogliere, valutare e diffondere le informazioni relative all’efficacia degli interventi sanitari sulla prevenzione del tabagismo nelle scuole.
Per questo, analizzando i dati di 134 studi selezionati in base alla correttezza metodologica con cui sono stati realizzati – effettuati in 25 diversi Paesi coinvolgendo quasi 500mila studenti fra i 5 e i 18 anni – è stato efficacemente dimostrato che intervenire nelle scuole prima che i ragazzi inizino a fumare serve a ridurre l’incidenza del tabagismo. Tra gli studi considerati anche il lavoro condotto tra il 2006 e il 2007 nelle scuole toscane, che ha visto la collaborazione tra la struttura di Riabilitazione Respiratoria Auxilium Vitae di Volterra, il Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori e il Dipartimento Universitario Cardio – Toracico di Pisa. Questo studio, in particolare, ha sottolineato l’efficacia di programmi di prevenzione che coinvolgono personaggi dello spettacolo e dello sport popolari fra i ragazzi. Infatti, tra gli studenti che avevano seguito un programma di prevenzione, solo il 4% aveva poi iniziato a fumare.
In particolare, per la dissuasione dal fumo, Boffi con la sua équipe crea dei veri e propri percorsi personalizzati.
Tra le diverse attività nel corso del 2012, i ricercatori del Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori hanno lavorato, inoltre, a un’iniziativa in collaborazione con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca), che ha coinvolto 277 ragazzi tra i 14 e i 17 anni e ha messo al centro dell’attenzione l’esperienza concreta, cioè il far “scoprire” ai ragazzi i danni del fumo, della cattiva alimentazione e di un ambiente inquinato attraverso laboratori in cui loro stessi erano coinvolti attivamente ( www.lascuoladellasalute.it ).

La sigaretta elettronica
In seguito a tutte le discussioni che ultimamente ha suscitato l’utilizzo della sigaretta elettronica quale strumento utile o no per smettere di fumare, non potevamo non chiedere il parere dello specialista a questo proposito. Netta e senza possibilità di equivoci è la risposta del dottor Boffi. «Anche in questo caso il problema non è svincolato da un criterio di tipo economico. Sono convinto che la sigaretta elettronica debba essere vietata in tutti i medesimi luoghi in cui è proibita la sigaretta normale. Essa, infatti, al pari della seconda, comporta una dipendenza e, di conseguenza, conduce a dei rischi. A tale riguardo, stiamo conducendo degli studi sperimentali». Chissà che il 31 maggio del prossimo anno non si possa avere già qualche risultato? È ciò che ci auguriamo, per fare un po’ di chiarezza in un campo che sta contrapponendo due fazioni: i sostenitori della sigaretta elettronica ai detrattori della stessa. I quali la considerano, oltre che un inutile oggetto “che fa moda”, anche un pericoloso sistema per inalare sostanze non innocue. E, paradossalmente, una maniera per poter ripetere (e, magari… iniziare) una gestualità che – specie fra i più giovani – fa sentire trendy e più adulti.

Smettere di fumare in farmacia: a Milano ci riesce uno su tre
Dalla collaborazione del Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e le farmacie comunali della città di Milano del Gruppo Admenta, è nato nel 2010 un progetto pilota per aiutare i milanesi a smettere di fumare: sei le farmacie coinvolte. A distanza di più di due anni, è stato possibile valutare l’impatto di questo nuovo servizio sui fumatori, ed è in corso di pubblicazione sulla rivista internazionale “Tumori” l’articolo scientifico che descrive i risultati del primo anno di questo progetto: ben 216 fumatori si sono rivolti alle farmacie impegnate su questo fronte.
Si è trattato di forti fumatori che fumavano in media un pacchetto al giorno da circa 30 anni, spesso affetti da una ( 40.3% ) o più ( 25% ) patologie causate o aggravate dal fumo (quali, ad esempio, bronchite cronica, enfisema polmonare e asma) e che, nel 70% dei casi, avevano già fatto uno più tentativi per smettere di fumare, ma senza riuscirvi.
In farmacia hanno ricevuto informazioni sul fumo, i suoi danni sulla salute e la possibilità di iniziare un percorso di disassuefazione, con supporto sia farmacologico sia psicologico. Dopo 3 mesi uno su tre ( 33% ) ha smesso di fumare, e a un anno uno su quattro ( 25% ) è riuscito definitivamente a smettere.

Donne & fumo
Secondo i dati di un’indagine effettuata dalla DOXA per conto dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori Sezione Provinciale di Milano e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ben 13 milioni di Italiani ( 25,4% ), con un’età compresa dai 15 anni in su, sono fumatori e di questi quasi 6 milioni sono donne, il che significa che una donna su cinque fuma. In Italia il fenomeno del fumo femminile è andato aumentando negli ultimi anni: nel 1929 le statistiche non riportavano nessun decesso per carcinoma polmonare nella popolazione femminile; negli anni’70 morivano 2.300 donne; oggi ne muoiono 5.600 ogni anno.
Sono proprio le donne quelle che rischiano di più, per una maggiore suscettibilità agli effetti nocivi della sigaretta: in loro il fumo raddoppia il rischio di ammalarsi di cancro al collo dell’utero, aumenta il rischio di infarto, danneggia le pareti interne delle arterie, anticipa la menopausa, aumenta il rischio di trombosi e, infine, anticipa lo sviluppo delle rughe cutanee.

Che cosa c’è in una sigaretta
La nicotina è stata dichiarata droga a tutti gli effetti dall’inizio degli anni’90, e da allora il contenuto di nicotina delle sigarette ha cominciato a essere regolamentato. Per quanto riguarda le sigarette a basso tenore di nicotina, le cosiddette “light”, non sono meno nocive delle altre. Spesso, infatti, se ne fumano di più e si tende ad aspirare in modo più profondo. Inoltre, catrame e nicotina non sono le uniche sostanze dannose presenti nelle sigarette.

Catrame
Sotto il nome di catrame sono comprese diverse sostanze, molte delle quali hanno un sicuro effetto cancerogeno su apparato orale, gola e corde vocali, ma anche su altri organi come rene e vescica. Le più pericolose sono il benzopirene e gli idrocarburi aromatici, che possono anche attraversare la placenta, danneggiando il feto.

Ossido di carbonio
L’ossido di carbonio che si sprigiona dal fumo si lega all’emoglobina e riduce la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno ai tessuti. Il sangue meno ossigenato provoca un minor nutrimento dei tessuti, un ridotto rendimento muscolare, l’ingiallimento della pelle e la caduta dei capelli.
I filtri riducono la quantità di ossido di carbonio che arriva alle vie respiratorie, ma non la eliminano completamente.

Sostanze irritanti
Infine, il fumo contiene sostanze irritanti che danneggiano le vie respiratorie, specie le mucose di rivestimento dei bronchi. Quest’azione irritante provoca tosse, eccessiva secrezione di muco e, a lungo andare, bronchite cronica ed enfisema.

Perché fumare fa male
Il fumo ha tre principali azioni dannose: causa il cancro polmonare, determina malattie cardiovascolari (infarto e ictus), provoca lo sviluppo dell’enfisema polmonare e della bronchite cronica (BPCOBronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva). Il fumo aggredisce le vie respiratorie con un meccanismo complesso: le infiamma e danneggia, paralizza le ciglia (delle piccole spazzole che si trovano sulla superficie dell’epitelio delle vie aeree e che, muovendosi avanti e indietro, spazzano via le impurità) causandone un cattivo funzionamento e limitandone così l’azione di pulizia. Inoltre, causa un’aumentata produzione di muco: da qui deriva la tosse cronica del fumatore.
Il 90% dei decessi da BPCO, malattia molto diffusa in Italia, è causato proprio dal fumo di sigaretta. Ma non basta: il 90% delle morti per cancro polmonare negli uomini quasi l’ 80% nelle donne sono causati dal fumo. Infatti, sostanze tossiche contenute nella sigaretta possono causare la trasformazione delle cellule delle vie aeree in cellule tumorali maligne. Il fumo causa anche altri problemi: infarti, malattie cardio-vascolari, accelera l’invecchiamento cutaneo, riduce la fertilità e causa impotenza. La sigaretta aumenta anche i rischi di sviluppare tumori dello stomaco, del colon retto, del rene, del collo dell’utero, leucemie e linfomi. Per quanto riguarda il rischio di cancro, la durata dell’esposizione (anni di fumo) è più importante del numero di sigarette fumate al giorno.

I fumatori in Italia
Nel nostro Paese attualmente fuma il 25,4% delle persone sopra i 15 anni, corrispondenti a circa 13 milioni di italiani, di cui 7,1 milioni di uomini e 5,9 milioni di donne. La fascia d’età in cui si registra la prevalenza maggiore è quella di 25-44 anni, con il 32,1%, mentre per i giovani di 15-24 anni la percentuale di fumatori è della stessa entità di quella degli adulti di 45-64 anni (rispettivamente, 29% e 29,3% ).
Nel 2009 – per la prima volta dopo l’entrata in vigore della Legge Sirchia del 2005 che proibiva il fumo nei luoghi pubblici – il numero dei fumatori è aumentato: da 11 milioni nel 2008 si è passati a 13 milioni nel 2009. Il tabacco è oggi responsabile del 30% circa di tutte le morti per tumore in Italia, ovvero di 45.000 morti per cancro, oltre10.000 morti per bronchite cronica ed enfisema polmonare e un numero imprecisato di decessi per malattie cardio e cerebrovascolari.

Indirizzi utili

FONDAZIONE IRCCS ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI
Via G. Venezian, 1 20133 Milano
Tel. 02.2390.3034 Fax 02.2390.3015

Torna ai risultati della ricerca